LETTERINE AUGURALI
C’era una volta (e c’è ancora!!!) la letterina augurale di Natale e quella di Pasqua.
Natale e Pasqua rappresentano festività connotate dall’intreccio di vari simboli religiosi e laici.
Fra questi spiccano il Presepe, l’albero, l’uovo, ma non bisogna dimenticare anche la letterina augurale.
È vero, con i vari facebook, whatsapp, ecc., è arduo spiegare ai giovani, cosa era la letterina e cosa ha rappresentato per tante generazioni di bambini e di adulti che la ascoltavano di solito attorno a tavolate numerose nei giorni delle due festività.
Ciononostante proviamo a far ordine, così da lasciare una traccia di un costume intriso dello spirito natalizio e pasquale e, quindi, denso dei migliori sentimenti condivisi coi propri familiari.
In realtà, questa usanza laica sorge, sebbene le fonti non siano del tutte concordi, in Germania nel ’700 per poi diffondersi in tutta Europa.
La più antica letterina è conservata ad Amburgo al Altonaer Museum e risale al 1731.
In quell’epoca, in Germania, si sviluppò l’usanza di creare una letterina da inviare ai propri cari per trasmettergli gli auguri, mentre successivamente, specialmente in Inghilterra, si generò l’usanza, poi estesa anche negli Stati Uniti, di inviare una letterina ai propri parenti da parte degli studenti fuori sede.
Da allora in poi questa usanza ha conosciuto un enorme successo, come dimostra il suo sviluppo in vari paesi tra cui l’Italia anche e soprattutto in virtù della sua trasformazione in un costume utilizzato nelle scuole e legato alle più importanti festività cattoliche, a cui oggi fa seguito una sorta di declino determinato dallo sviluppo delle nuove tecnologie.
In particolare, in Italia, la letterina di Natale e Pasqua assunse, in origine, una pluralità di significati.
Infatti, la si poteva intendere, seguendo il costume nordeuropeo, come mero biglietto di auguri; come lettera da inviare a Babbo Natale; oppure come la lettera, si badi bene, non inviata mediante il sevizio postale, ma riposta sotto il piatto del capofamiglia da parte dei bambini e letta la vigilia o lo stesso giorno delle due festività, rigorosamente alla presenza di tutti i componenti della famiglia, in cui si effettuavano confessioni e si formulavano promesse di un comportamento buono e rispettoso.
L’immagine di tale momento familiare così tenero, ancora nitida nella mente di molti ex lettori, era, di solito, il frutto di un lavoro fatto nelle aule scolastiche con l’aiuto dell’insegnate che correggeva gli inevitabili errori.
Questo duro e talvolta mal sopportato lavoretto scolastico, accompagnato anche da mini operette artistiche, spiega anche il perché molte letterine sono scritte con calligrafie non troppo definite, a volta con la presenza di righe fatte con la matita ecc.
Ferme le differenze fra le varie letterine, pur sempre accompagnate da disegni molto colorati, resta la presenza di un contenuto simile.
Non a caso molte di queste erano una sorta di autodenuncia delle proprie marachelle, seguita dalle promesse di essere buoni!
Il rituale, inoltre, non si fermava a ciò, ma seguiva, spesso, il rilascio di una sorta di ricompensa a favore dell’infante.
Ecco, in pieno spirito festivo, si cancellavano tutte le birichinate e si ricominciava...
Certo era un costume legato anche al tempo in cui le famiglie erano più numerose e la vita era meno frenetica, tuttavia nulla vieta di rielaborare il ricordo in un’ottica più moderna, magari attraverso i fantastici gruppi whatsapp (!!!).
Tuttavia per la gioia di chi ha scritto queste letterine e per chi vuole conoscerle si ripropone una collezione di quest’ultime con tutti i loro colori, simboli e buoni propositi.
Luca M.